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La leggenda metropolitana della dieta povera di nickel ovvero come farsi del male da soli

Aggiornamento: 10 mar 2023

E' un dato di fatto. Nel nostro paese, solo nel nostro paese, se si lamentano generici disturbi quali mal di pancia, mal di testa o stanchezza giusto per menzionarne qualcuno c'è il rischio che prima o poi si venga indirizzati all'allergologo con la richiesta di eseguire il famigerato patch test.

Dati recentemente pubblicati sulla rivista Contact Dermatitis (maggio 2022) indicano che la prevalenza della sensibilizzazione al nickel (ripeto: sensibilizzazione, è un concetto diverso da quello di allergia) nella popolazione europea è di circa il 20%, si avete letto bene, una persona su cinque! Niente di più probabile quindi che ci venga diagnosticata una sensibilizzazione al nickel e qui cominciano i guai.

Non è per niente improbabile infatti che il solerte collega raccomandi alla paziente (più spesso infatti si tratta di donne) anche con foglietti prestampati, di evitare accuratamente oggetti e soprattutto alimenti contenenti nickel.

Purtroppo tutto questo non ha nulla a che vedere con la realtà e cioè che la dermatite da contatto da nickel non si associa a sintomi sistemici e che il contenuto di nickel negli alimenti ammesso che possa scatenare una dermatite da contatto (la materia è tuttora dibattuta) va interpretato alla luce non solo della biodisponibilità di questo oligoelemento, ma anche della sua bioaccessibiltà. Volete sapere qual'è di gran lunga la cosa che introduciamo tutti i giorni in grandi quantita nel nostro organismo che ha la maggiore biodisponibilità e bioaccessibilita di nickel?




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